Un cocktail mentale per il dopo-Covid – Ottava puntata – Growth mindset
Carol Dweck, docente della Stanford University, ha identificato due concezioni opposte che le persone possono avere riguardo all’intelligenza e ne ha documentate le conseguenze sui comportamenti di apprendimento.
Mentalità della crescita. La prima mentalità, detta della crescita, si basa sul presupposto che la nostra intelligenza sia espandibile. Per chi la possiede, l’insuccesso non è mai visto come uno stato permanente o come un segnale di inadeguatezza, ma piuttosto come un “successo non ancora raggiunto”: una tappa lungo la curva di apprendimento che porta ad aumentare la propria intelligenza.
Mentalità fissa. Al contrario, chi pensa che l’intelligenza individuale sia fissa ritiene, di fronte a una sconfitta, di aver toccato il proprio limite ed è disincentivato nel cercare di varcarlo nuovamente, attendendosi una ulteriore umiliante battuta d’arresto.
Dweck ha dimostrato, in soggetti di ogni età e condizione, dai bambini della scuola primaria agli executive, che la nostra idea di intelligenza, espandibile o fissa, influenza come affrontiamo l’apprendimento. Dato che le organizzazioni devono sempre più poter contare su persone che non hanno paura di apprendere competenze anche radicalmente nuove, questa mentalità è diventata indispensabile. Per svilupparla serve una cultura organizzativa che non stigmatizzi l’errore, ma aiuti invece ad affrontarlo con apertura, curiosità e senso di sfida.
Queste considerazioni sono incluse in un articolo che ho scritto per il PROGETTO MACROTRENDS 2020-2021 della Harvard Business Review Italia.