
Il metaverso rivoluzionerà la formazione?
Il metaverso, dove “si è nell’esperienza, non la si sta semplicemente guardando”, come spiega Mark Zuckerberg, sembra pensato apposta, per massimizzare efficacia e ingaggio dell’apprendimento. In questo momento è ancora una scommessa (che però attira già molti investimenti), ma ha il potenziale di rivoluzionare la formazione e cambiare profondamente il ruolo di formatore.
Alcuni esempi:
- Anziché studiare un periodo storico, si potrà passarci qualche ora e anche giocarvi un ruolo attivo (per esempio, visitare l’antica Roma e contribuire a costruirla, dagli anfiteatri agli acquedotti). Si potrà essere tele-trasportati nei luoghi di cui si parla nella lezione di geografia e studiare il corpo umano “viaggiandovi dentro”.
- La formazione tecnica e professionale permetterà alle persone di esercitarsi in situazioni risk-free. In particolare nei settori in cui i macchinari sono complessi e potenzialmente pericolosi da maneggiare, nei quali la pratica è necessaria, ma rischiosa per sé o per gli altri (pensate a vigili del fuoco e chirurghi) e nei quali saper gestire emergenze a bassa probabilità-alto impatto può fare la differenza.
- La formazione comportamentale si avvarrà di simulazioni in cui professional e manager potranno confrontarsi con situazioni sfidanti (“conversazioni difficili” con i collaboratori, presentazioni a platee molto ampie, incontri con clienti insoddisfatti, ecc.). Coach, digitali o umani, saranno pronti a dare suggerimenti e feedback personalizzati, mentre un rapido “restart” permetterà di mettere subito in pratica e perfezionare l’apprendimento.
- Gli operatori medico-sanitari potranno conoscere esperienzialmente la patologia che curano (per esempio vivere qualche ora le limitazioni dell’Alzheimer) e perfino i corsi di sport ne beneficeranno perché sarà possibile allenarsi insieme ai propri campioni preferiti e partecipare a tornei prestigiosi.
Anche la valutazione delle competenze acquisite potrà avvenire in questi ambienti virtuali e, grazie a certificazioni fornite da enti accreditati, ne sarà garantita la trasportabilità al mondo reale e ad altri mondi virtuali.
Se l’entusiasmo è tanto, i timori non sono pochi: c’è di mezzo una tecnologia che, per esempio, è in grado di rilevare le nostre risposte biologiche catturate tramite le apparecchiature utilizzate (sarà possibile, per esempio, sapere a cosa prestano attenzione, per quanto tempo e con quale intensità, inferendo anche le emozioni provate, attraverso il tracciamento della dilatazione delle pupille, del movimento dei muscoli facciali e della risposta galvanica cutanea). Ma immaginando che tutto ciò sia risolvibile, rimangono comunque altre questioni rillevanti per chi si occupa di formazione, per esempio quale ruolo avranno i formatori e che conoscenze dovranno possedere, oltre a quelle della materia specifica che insegnano, per facilitare l’apprendimento dei propri discenti nel metaverso? Prepariamoci, perché temo sarà un pò più traumatico del passaggio da aula in presenza a aula virtuale.
Se vi interessa l’argomento, potete dare un’occhiata al mio articolo uscito su Megatrends