
Consigli per sfuggire alla solitudine del potere
Si dice che la leadership sia un lavoro solitario. Quando poi la leadership è femminile, al senso di “solitudine al potere” si aggiunge spesso la sensazione di trovarsi nel “vuoto spinto”. Uniche donne ammesse nel club degli uomini, molte leader femminili scoprono che essere l’unica principessa del castello assomiglia più a un incubo che a un sogno (si veda a questo proposito il post).
La verità però è che molto dipende dall’idea di leadership che abbiamo. Se pensiamo che la/il leader debba essere quella/o che ha tutte le risposte, che non sbaglia un colpo, che fondamentalmente è in “libertà vigilata” e sempre a rischio di gogna pubblica in caso di errore, finiamo col temere il confronto e con l’evitare la familiarità con gli altri. Se pensiamo alla leadership come aggregativa, inclusiva e trasformativa, invece, la sensazione di solitudine diminuisce. Inoltre, sentirsi connessi con i propri follower, non isolati e minacciati, aiuta a esprimere centratura e carisma. In conclusione, la solitudine al potere, comunque la guardiamo, non fa bene alla leadership, la connessione sì.
La prima visione di leadership che ho esposto è vecchia, ma non superata. A causa delle difficoltà che devono superare per accedere alla leadership, a volte le donne si sentono costrette 24H a dimostrare di esserne all’altezza (per le donne l’onere di provare che hanno meritato la leadership è sempre a carico loro), rischiando di cadere più facilmente nella trappola del vecchio modello. A questo si aggiunga che le role model femminili a cui ispirarsi sono ancora rare a causa della sotto-rappresentazione delle donne nella leadership e che quelle esistenti ci sono spesso arrivate “saltando attraverso i cerchi infuocati”, condizione che non favorisce nè senso di connessione nè serenità.
Oltre a domandarci verso quale modello di leadership gravitiamo ed, eventualmente, a cambiare traiettoria per puntare a uno più inclusivo e aggregativo, ci sono anche alcuni consigli pratici che possono aiutare a evitare la solitudine del potere:
- Capire che si può essere leader facendo le domande, non solo dando le risposte. Anzi, aggiungo, questo secondo approccio rischia di essere il più efficace.
- Circondarsi di persone diverse e non rinunciare alle vecchie amicizie. A volte raccontarsi a qualcuno che è fuori dall’ambiente in cui ci troviamo aiuta. Non solo perchè la persona che ascolta ci può consigliare e rassicurare, ma perchè raccontare a qualcuno estraneo alle situazioni e al contesto ci rende più lucidi e rispondere alle domande di chiarimento che inevitabilmente arrivano ci fa capire che non tutto è scontato (mentre spesso la scala dell’inferenza ci ha portato a creare un mondo in parte immaginato).
- Interessarsi agli altri. L’arrocco su se stessi è istintivo quando ci si sente in difficoltà quanto pericoloso. Quanto più si adotta un approccio orientato agli altri, che si focalizza sul capire i loro bisogni e cercare di darvi una risposta, tanto più ci si sente connessi con loro.
- Ascoltare le idee degli altri. Sospendere il giudizio per il tempo che serve ad ascoltare, farlo veramente e non solo acusticamente e cercare di capire i punti di vista diversi ci fa sentire inseriti nella realtà che abitiamo ed evita clamorosi errori che derivano dall’ascoltare solo l’eco della propria voce.
- Non rinunciare al calore umano nelle relazioni. La/il leader dovrebbero espandere lo spazio di relazione tra le persone, che rimane un valore dal punto di vista umano e spesso anche di business, dando l’esempio.
- Non dimenticarsi di se stessi. Ricordarsi di noi stessi, di ricaricarci e di stare bene è una disciplina: come fare esercizio fisico e mangiare sano, è uno stile di vita che va perseguito consciamente. Dedicare poco tempo a se stessi e al proprio benessere è infatti negativo per due ragioni. Anzitutto logora, toglie lucidità, serenità e capacità di empatizzare con gli altri. Secondo, definisce un pericoloso standard implicito riguardo al “sacrificio” da fare nel lavoro. Vogliamoci più bene, ne vorremo di più agli altri e ce ne vorranno di più anche loro.