
Non chiediamo più a nessuno di travestirsi
Oggi il doodle è dedicato a Jeanne Baret, la prima donna a circumnavigare la terra nel 1776 in una spedizione che si proponeva di classificare di piante e animali ancora non conosciuti.
All’epoca le donne non potevano viaggiare a bordo delle navi della marina francese, ragione per cui Baret si travestì da uomo per riuscire a imbarcarsi. Questo mi ha ricordato che anche Giovanna d’Arco dovette travestirsi da uomo sia nel viaggio per raggiungere Carlo d’Orleans sia nella campagne militari. Ma anche scrittrici celebri dovettero ricorrere al sotterfugio di pseudonimi maschili per esercitare un’attività sconsigliata al loro genere o in cui lo svantaggio di un nome femminile avrebbe precluso possibilità di successo. Amantine Aurore Lucile Dupin utilizzava spesso in abiti maschili per «frequentare luoghi non accessibili alle donne» e si firmava George Sand. Mary Ann Evans è conosciuta come George Eliot, nome di penna che le permise di essere presa sul serio. Stessa scelta avevano fatto le sorelle Brönte, Charlotte, Emily e Anne, che assunsero rispettivamente gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell finché finalmente dopo molti anni Charlotte riuscì a riabilitare il proprio nome e cognome.
Cose d’altri tempi? Non illudiamoci: l’editore di Harry Potter invitò la Rowling a usare lo pseudonimo J. K. e non il suo, Joanne, pensando che un autore maschile o neutro avesse più attrattiva.
Tornando al mondo organizzativo e a un’epoca che molti di noi ricordano, fino a 10-20 anni fa, per accedere a posizioni di leadership, come per imbarcarsi su una nave alla metà del 1700, era bisognava comportarsi in modo stereotipicamente maschile. Le donne sacrificavano la propria diversità femminile per essere cooptate in un mondo che riusciava ad accettarle, in piccole dosi peraltro, solo a quella condizione.
Chi si traveste paga un prezzo personale molto alto (lo sanno le donne, ma anche la popolazione LGBTQIA, le persone che hanno disabilità non immediatamente visibili, ecc.) perché rinuncia a una parte della propria identità. Ma non solo: travestiti si perde il proprio pieno valore, che in parte è proprio nella diversità.
Facciamone un proposito di evitare di chiedere a chiunque, non solo alle donne ma a tutti i “diversi”, di travestirsi da qualcosa che non sono per farsi strada.
Parliamo di inclusione su https://inclusionedge.it/