
Il Covid-19, come una escape room, ci costringe a diventare MacGyver
Da quando ci è capitato tra capo e collo il Covid-19 siamo transitati da quelle che gli psicologi chiamano le 5 fasi del lutto, cioè il processo di elaborazione di una perdita (riguarda anche le perdite immateriali come la sicurezza). Passando dall’incredulità (“E’ un’esagerazione”), al patteggiamento (“Lasciateci lavorare”), alla rabbia (“Proprio in Italia doveva esserci un’esplosione di casi?”), alla depressione (“Entreremo in recessione”) siamo finalmente giunti all’accettazione (“Facciamo quello che chiedono le autorità sanitarie e teniamo duro”). Nelle fasi inziali c’era una polarizzazione (l’amigdala funziona in modo binario) tra chi, con orgoglio, mostrava di non modificare i propri comportamenti e chi correva a comperare mascherine e cibo in scatola. In questa nuova fase, in cui finalmente la ragione prende il controllo, stanno succedendo cose interessanti e lo slogan l’ItaliaNonSiFerma sta assumendo un nuovo significato.
Il Covid-19 ci costringe a fare un esercizio simile a quello delle escape room (quei giochi, usati anche in formazione, per cui bisogna nel più breve tempo possibile uscire da una stanza allestita a tema utilizzando qualsiasi elemento della struttura e risolvendo enigmi e problemi logici), cioè ci richiede trovare al volo soluzioni, in presenza di forti vincoli, facendo leva su varie capacità. La sfida per chi è fuori dalla comunità medica (dove si gioca la vera difficile partita e alla quale dobbiamo molta gratitudine ) è continuare a lavorare ispirandosi a MacGyver, il personaggio della vecchia serie televisiva che senza mai perdersi d’animo salvava il mondo da minacce enormi usando quello che aveva, come un vecchio cacciavite, fiammiferi, graffette e altri oggetti di uso comune (in inglese esiste il verbo to MacGyver che significa cavarsela in maniera improvvisata ed ingegnosa, utilizzando qualsiasi cosa si trovi a portata di mano).
Continuare con le proprie abitudini, senza cambiare nulla, mette a rischio non solo se stessi, ma il gregge: è segno di spericolatezza, non di coraggio. Continuare inventando soluzioni creative per aggirare le difficoltà, non le regole, è la strada da seguire. Vedo che questo sta già succedendo: scuole e aziende che rapidamente convertono corsi in presenza in webinar e online training, preti che dicono la messa via FB, servizi che vengono erogati via telefono e skype anzichè di persona. In questa fase stiamo scoprendo che molte cose possono essere fatte diversamente. Edward De Bono metteva in guardia contro quella che chiamava “la strada adeguata”: quando la via che percorriamo è sgombra, sfrecciamo oltre ignorando le svolte e non cerchiamo vie alternative che, magari potrebbero portare a soluzioni migliori. Inutile dire che del Covid-19 avremmo volentieri fatto a meno e non vediamo l’ora che finisca, ma visto che ci è toccato, prendiamolo come uno spunto per migliorare (e rispettiamo tutti le regole).